Battaglie In Sintesi
10 Agosto 1904
Ammiraglio giapponese, divenuto di colpo famoso in Europa, durante la guerra russo-giapponese, per avere distrutto la flotta russa del Baltico, nella battaglia di Tsushima (27 maggio 1905). Nato nel 1847 nella provincia di Kagoshima, nell'isola di Kyushu, entrò in marina a 18 anni e studiò in Inghilterra dal 1871 al 1878. Comandante l'incrociatore Naniwa durante la guerra cino-giapponese, fu contrammiraglio nel 1895 e viceammiraglio nel 1900. Comandante in capo della flotta durante la guerra con la Russia, venne promosso ammiraglio nel 1904 e capo dello Stato maggiore della Marina nel 1905. Nel 1907 venne creato conte. Membro del Consiglio superiore di guerra nel 1909, ammiraglio di flotta nel 1912, fu istruttore dell'attuale imperatore. Morì il 30 maggio 1934.
Nato ad Odessa, il suo nome aveva diverse varianti tra le quali Vilgelm e Vitgeft, essendo una traslitterazione in lingua russa del suo nome di origini germaniche. Dopo aver completato il corso all'Accademia Navale nel 1868 circumnavigò il mondo a bordo del clipper Wsadnik. Dopo essere stato promosso sottufficiale nel 1870 e tenente nel 1873, dal 1875 al 1878 ricevette uno speciale addestramento per diventare esperto in balistica e nell'uso delle mine. Finita la sua formazione prestò servizio con varie mansioni in diverse navi della flotta russa del Mar Baltico. Nel 1885 ottenne il suo primo ruolo di comandante della cannoniera Grosa, e nel 1892 ottenne il comando dell'incrociatore Wojewoda, guadagnando il grado di capitano nel 1894. Il 26 ottobre 1899 venne promosso vice ammiraglio e inviato al comando della Flotta del Pacifico, dove prestò servizio agli ordini dello zarevic Alexeiev fino al 1903. Allo scoppio della guerra russo-giapponese divenne capo del Quartier Generale dell'Estremo Oriente per la marina russa, e dopo la morte dell'ammiraglio Makarov venne nominato provvisoriamente comandante del Primo Squadrone Russo del Pacifico, ribattezzato dal 17 aprile 1904 Primo Squadrone del Pacifico, del quale rimase di fatto a capo, a causa del blocco navale portato dalla flotta imperiale giapponese che impedì al vice ammiraglio Skridlov, appena nominato, di prendere le consegne del suo nuovo incarico. Dopo aver scelto di non rompere l'assedio, tuttavia per volere dello zarevic Alexeiev, supportato dallo zar in persona Nicola II, a Vitgeft venne ordinato di tentare una sortita per raggiungere con la sua flotta il porto di Vladivostok. Nella battaglia navale che ne seguì, Withoft perse la vita sul ponte della nave ammiraglia Cesarevic il 10 agosto 1904.
L'armata navale russa d'Oriente era divisa tra i due porti principali di Port Arthur e di Vladivostok, l'uno e l'altro bloccati dagli ammiragli giapponesi con forze di gran lunga superiori. Parecchi tentativi di sfuggire al blocco erano già stati fatti, l'ultimo dei quali (23 giugno 1904) aveva avuto esito solo in parte sfavorevole, poiché la squadra di Vladivostok, se non era riuscita a riunirsi all'altra, aveva almeno potuto prendere il mare e recare gravi danni al nemico. Era dunque sperabile che un nuovo tentativo, fatto simultaneamente, riuscisse. Obiettivo combinato tra le due squadre era quello di riunirsi a Vladivostok: mentre la squadra di Port Arthur doveva tentare di sfondare la linea giapponese di blocco dell'ammiraglio Togo, l'altra doveva prendere il mare e accorrere in aiuto della prima. Il 10 agosto alle ore 9 la flotta russa, composta da 6 navi da battaglia, 4 incrociatori, ed otto cacciatorpedini ed ordinata su tre colonne, si mise in rotta per Vladivostok. Lo "Zarevich", nave ammiraglia, in testa di fila era seguita dalle corazzate "Revitsan", "Pobieda", "Peresviet", "Sebastopol", "Poltava" e quindi dagli incrociatori "Askold", "Diana" e "Pallade". Sul fianco sinistro navigavano gli otto cacciatorpediniere, dietro cui seguiva il piccolo incrociatore "Novik"; a distanza seguiva la nave ospedale "Mongolia" con bandiera della Croce Rossa. Alle 12 furono avvistate dai giapponesi le navi russe.
La squadra russa tentò di defilarsi, ma invano; le prime salve furono sparate circa 30 minuti dopo. L'inseguimento continuò ed alle 17.00 la distanza si ridusse a 7.000 metri, quando alla corazzata russa "Peresviet" vennero portati via gli alberi e contemporaneamente un altro colpo raggiungeva la nave ammiraglia "Mikasa" scoppiando sotto il ponte di comando; l'ammiraglio Togo rimase miracolosamente illeso. La distanza fra le due squadre diminuì ancora fino a 2.800 metri quando alle 17.37 un colpo da 280 mm («i famigerati "bauli" giapponesi») colpì l'ammiraglia russa sulla torretta di comando così da impedirle di governare. L'ammiraglio Vitheft fu colpito e ferito gravemente (morirà poco dopo in seguito alle gravissime ferite riportate) e fu costretto a cedere il comando al contrammiraglio principe Ucktomsky. L'ammiraglia uscì di fila dalla parte opposta del nemico; le altre corazzate che seguivano la imitarono; la squadra perse la formazione e si sbandò. Togo ne approfittò per concentrare il fuoco a 3.500 metri sulle navi russe che senza comandante in capo obbedivano ai comandanti in sottordine che non sapevano cosa fare, ed intanto si erano raggruppate, presentando un facile bersaglio al nemico. Nel frattempo giungevano altri rinforzi giapponesi, una nave da battaglia di la classe, una di 2a, preda bellica della guerra con la Cina, e due guardacoste. Tutte e dodici le navi giapponesi mantennero un fuoco costante dalle 6.37 alle 8 contro le dieci navi russe. Intanto il contrammiraglio Ucktomskij, sulla "Peresviet" disalberata, si dirigeva su Port Arthur con altre 4 corazzate, 1 incrociatore e 3 caccia tutti danneggiati, mentre una corazzata "l'Askold" raggiungeva Shanghai dove il contrammiraglio Reitzestein inviava un primo rapporto allo zar; 3 caccia, e l'incrociatore "Novik" raggiunsero il porto tedesco di Kiao-chow, un altro incrociatore, il "Diana" quello di Saigon.
Tutte queste unità furono internate e rimasero cancellate per l'intera durata della guerra, ad eccezione del "Novik" che riprese il mare il giorno dopo essere approdato nel porto neutrale di Tsing-tao (oggi Qingdao, provincia dello Sciangdong) per rifornirsi di carbone allo scopo sia di sottrarsi all'obbligo del disarmo sia di tentare di ritornare a Vladivostok; il 20 agosto riuscì a raggiungere il porto russo di Korsakov, a rifornirsi di carbone ed a ripartire nel pomeriggio dello stesso giorno, per Vladivostok. Fu proprio durante questa navigazione che, combattendo nel mare di Sachalin in un violento scontro con lo "Tsushima", (un incrociatore protetto di 2.700 tonn. e che fu costretto a ritirarsi in seguito alle avarie subite dal "Novik"), riportò gravi danni che lo costrinsero a tornare a Korsakov; sapendo di essere inseguito da presso, all'alba del giorno successivo fu costretto ad incagliare e fu abbandonato dall'equipaggio; il giorno dopo raggiunto, mentre era già arenato e semi affondato sulla spiaggia, dall'altro incrociatore protetto giapponese (il "Cimose") mandato all'inseguimento, fu affondato; così finiva la gloriosa storia del "Novik", la nave prediletta dell'ammiraglio Makarov. Il "Pallade" ritornò a Port Arthur. La sorte del naviglio torpediniero fu vario: degli 8 cacciatorpediniere che presero parte allo scontro, tre seguirono il "Novik" a Tsing-tao, uno andò con "l'Askold" a Shanghai, altri 3 rientrarono a Port Arthur ed uno venne affondato dal proprio equipaggio sulla costa della Cina, non lontano dal porto inglese di Wei-hai-wei; nessuna delle navi raggiunse mai Vladivostok. La vittoria giapponese fu grande: ma i critici navali rimproverano al Togo di aver permesso al nemico, col suo non troppo rapido inseguimento, di ritirarsi a Port Arthur con cinque navi pressoché intatte. Non è men vero però che, praticamente, l'armata russa non esisteva più: l'avvilimento aveva pervaso equipaggi e stati maggiori, e la piccola squadra non poteva ormai efficacemente contrastare ai Giapponesi il dominio del mare.
Bibliografia:
"La guerra nell'Estremo Oriente 1904-1905", L. Dal Verme, Roma 1906
"La guerra russo-giapponese", V. Carpi, Torino 1906-07
"La guerra ruso japonesa", M. J. Lagos, Buenos Aires 1905
"The Russo-Japonese War", fully illustrated, W. Jikemura, Tokyo 1905
"La guerra russo-giapponese (1904-1905) attraverso le testimonianze dei corrispondenti della stampa e degli addetti militari italiani.", in "Storia d'Europa" XXIV ciclo, Andrea Crescenzi, Sapienza, Roma 2010-2011